Molte volte pensiamo che il coraggio sia fare delle imprese eroiche e straordinarie, che voglia dire non avere paura di niente. Non è così. Essere coraggiosi non significa nuotare con gli squali, scalare l’Everest o visitare posti sperduti. Il coraggio non ha niente a che fare con l’eroismo.
Il termine coraggio, derivante dal latino “cor”, cuore, indica la capacità di seguire il proprio cuore. Essere coraggiose vuol dire essere noi stesse, esprimere ciò che sentiamo e pensiamo. Esporre i nostri bisogni e le nostre richieste.
Mentre nell’eroismo mettiamo in gioco la nostra vita, nel coraggio mettiamo in gioco la nostra vulnerabilità. La mente ci urla che corriamo il rischio di essere giudicate, di fallire, ma noi seguiamo un istinto che difficilmente sbaglia, siamo coraggiose. A volte, abbiamo solo bisogno di qualcuno che ce lo ricordi.
Il personaggio che oggi ho incontrato per voi, di coraggio, capacità di lottare ogni giorno con dedizione per le sue passioni, ne ha tantissimo… non si è certo lasciata abbattere ma ha reagito con determinazione: Giusy Donini. Stilista, ha creato nel recente 2014 il marchio Giujoux, nato dall’iniziale tronca del suo nome, unita alle lettere terminali di bijoux, dando vita a collane, collari, orecchini e braccialetti, tutti fatti a mano. Pezzi unici realizzati utilizzando pietre dure semipreziose, perle naturali di acqua dolce, cristalli Swarovsky, perline di precisione giapponesi e tecniche professionali ben precise quali: l’embroidey, embroidery soutache e la tessitura di perline.
Gioielli tanto belli ed eleganti da essere degli esempi di autentico artigianato italiano, nonchè delle vere e proprie opere d’arte da indossare. Ma questa passione non era per nulla innata in Giusy come i suoi capolavori potrebbero far pensare! In realtà, è un percorso scaturito da un episodio serio di salute occorso alla Donini, alla quale, nel 2014 venne diagnosticata un’artrite reumatoide alle mani. Magari molte persone si sarebbero avvilite, arrese, prostrate psicologicamente, ma non Giusy Donini! Lei, con la grinta di una tigre, le mani ha iniziato a muoverle incessantemente. Così, da autodidatta, ha iniziato a seguire solo qualche tutorial su internet, cominciando a modellare e creare con le perline ed i cristalli Swarovsky. Ne sono usciti pezzi unici, splendenti, dalle caleidoscopiche sfaccettature. Collari, bracciali, orecchini…La sua prima collana, nata quasi come una sorta di sfida alla malattia, viene notata ed utilizzata a le Folies Bergère di Parigi per il musical “Siddharta”. Ma poi il destino, ancora una volta, sembra accanirsi contro Giusy che, nel 2016, perde l’adorato marito. Sconforto, elaborazione del lutto, le impediscono, per un certo periodo, di accettare importanti incarichi di lavoro. Ma nel 2017, Giusy Donini dopo aver partecipato come ospite alla Milano Fashion Week, colma di entusiasmo, decide di partecipare anche alla recente edizione di AltaRoma per adornare gli abiti di Emilio Ricci.
Grande luce, bagliori colorati, la consapevolezza di indossare modelli unici, rendono i bijoux firmati Giujoux, capi unici, preziosi, esclusivi e raffinati. Sì, perchè la donna Giujoux è veramente femminile, consapevole e padrona della sua vita, che affronta a testa alta, distinguendosi dall’anonimato della massa.
Nella vita alcune decisioni avvengono in modo naturale, altre sono obbligate, altre ancora sono sofferte. Credo che dovremmo ricordarci più spesso che tutte noi siamo coraggiose, perché qualsiasi decisione prendiamo si dimostrerà quella giusta, semplicemente perchè abbiamo avuto il coraggio di prenderla, e credo proprio che Giusy Donini ne sia una chiara dimostrazione.
Lei nel 2014 ha fondato il marchio Giujoux: collane, orecchini, anelli interamente realizzati a mano…
“Esattamente. Io non so se questa notizia possa essere utile per l’intervista, ma io amo dire esattamente come stanno le cose…Purtroppo, soffro da diversi anni di artrite reumatoide e il dottore che mi ha in cura mi ha suggerito di tenere il più possibile attivo il movimento delle mani e delle dita. La prima cosa che verrebbe da fare in questi casi sarebbe quella di prendere le palline antistress, cosa per nulla soddisfacente…così iniziai a maneggiare le paste polimeriche, iniziando a fare dei pupazzetti, qualche orecchino e ciondolino poi…non ho fatto alcun corso, ma mi sono messa davanti al pc seguendo dei tutorial, apprendendo così le varie tecniche. Sono assolutamente autodidatta.”
Di necessità virtù, quindi…
“Eh si. Nel 2014 ho iniziato, poi nel 2015 ho realizzato una collana, una sfida contro me stessa, con l’embroidery, tecnica che ti fa ricamare con le perline e l’ho messa in esposizione in una profumeria di un centro commerciale perchè la titolare era mia amica. La vide una costumista che me la chiese in prestito, è volata a Parigi, e venne usata per il musical “Siddharta” a Le Folie Berger, per il personaggio della regina Maya. Mi è stata poi restituita, e così, vedendo che potevo fare successo con i miei lavori, mi ci sono dedicata. Ma nel 2016, purtroppo, ho perso mio marito…proprio tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 hanno iniziato ad invitarmi ad alcune sfilate, inizialmente a Sanremo, in occasione del Festival, ma non sono andata. Ma l’organizzatore mi disse di tenermi pronta per Maggio a Montecarlo, ma non andai neppure lì…stavo vivendo il mio lutto e non me la sentivo. Dopo un po’, sempre nel 2017, mi invitarono alla Milano Fashion Week di Febbraio, come ospite, rimasi un po’ nel backstage ed ho così aderito a quella di Giugno con grande piacere.”
Infatti lei ha partecipato ad AltaRoma a Giugno…Che esperienza è stata?
“E’ stata un’esperienza stressante, perchè faceva tanto caldo ed il backstage era situato sotto ad un tendone. Una stilista di Roma, di cui non voglio dire il nome, doveva sostenermi quel giorno per darmi qualche dritta, ma fece di più, mi disse di inviarle le foto delle mie creazioni in modo che lei realizzasse gli abiti in funzione di essi. Una bella proposta di cui rimasi favorevolmente impressionata, ma anche perplessa. Io all’epoca le feci vedere i famosi sandali a piedi nudi che usano tanto in America quando fanno i matrimoni in spiaggia, ma mentre loro li realizzano, in genere, con pizzi, io li ho pensati con i cristalli Swarovsky, e devo dire che, muovendomi in varie spiagge, ho trovato grande entusiasmo tra chi li vedeva…Anche a lei l’idea piacque e decise di far sfilare tutte le modelle a piedi nudi. Purtroppo la direttrice artistica di AltaRoma non lo ha permesso, così all’ultimo momento, la stilista ha preso i suoi abiti e se n’è andata! Ma grazie al grande Emilio Ricci che non aveva previsto gli accessori sui suoi abiti, e mi propose di metterceli, sfilai ugualmente. Devo dire che è stato un abbinamento molto fortunato. Avevo intenzione di chiudere lì, pur essendo stata una esperienza positiva, ma mi è stata proposta un’altra cosa a Palazzo Bocconi di Milano, dove mi appoggiai agli abiti di Sofia Alemani, con la quale è nata una bella amicizia, tant’è vero che spesso passo le giornate da lei in atelier…I suoi abiti sono informali ed abbinandovi le mie creazioni, assumono una diversità femminile. I miei accessori sono per donne molto femminili.”
Che tipo di donna si adorna con i suoi gioielli?
“Una donna che può benissimo indossare un semplice tubino e che con un gioiello, a far da cornice, è già fuori dalla banalità. Devo confessare che dopo Roma, ho avuto un grande riscontro, probabilmente dovuto anche ad un fatto fatto: misi un post in cui ringraziai tutti, da Art Nobless che mi ha tirata fuori dal mio guscio, ad International Couture, a Rosanna Trinchese, a Maria Cristina Rigano, insomma li ho menzionati tutti, cosa che nessuno stilista fa mai. Secondo il loro pensiero, questo almeno è quanto mi è stato detto, dopo una sfilata menzionare altri, significa far loro pubblicità, ma secondo me è molto sbagliato. Nessuno arriva da nessuna parte se non ha una struttura efficace, quindi trovo doveroso e signorile menzionarli. Il mio post ha stupito e ricordo ancora il commento di Pablo Gil Cagnè che mi è molto affezionato: “questo dimostra che tu sei effettivamente una gran professionista.” E’ diffcile che uno stilista condivida il proprio successo, io lo faccio sempre, perchè mi piace che chi merita sia valutato adeguatamente.”
C’è una delle sue creazioni che la rappresenta particolarmente?
“Sì, la famosa collana che è andata a Parigi, perchè rappresenta la sfida che io ho fatto contro la mia malattia e la mia inesperienza, ed è venuta perfetta, come se io questo hobby, ma non è un hobby, bensì una passione, lo facessi da sempre. Ci metto molto amore e lo immagino prima di tutto su di me, a me piace molto uscire dall’anonimato della massa.”
Progetti futuri?
“Io ora starò un pochino ferma, perchè è il momento di creare, e questo richiede il suo tempo, per alcuni oggetti impiego anche un mese a realizzarli.”
da: ifmagazine.it